LA SCUOLA

 Al piano terra, la prima sezione che si incontra è quella della suola e ricostruisce un’ aula scolastica con arredi che risalgono ai primi anni del Novecento; i banchi di legno, la vecchia stufa per il riscaldamento, la lavagna, il pallottoliere, pagelle e fotografie testimoniano e raccontano la scuola di un tempo.

la scuola di colico attraverso testimonianze raccolte tra la gente

“La scuola a Colico funzionava in edificio brutto e fatiscente in piazza San Giorgio vicino alla casa dei Cavenaghi. Si entrava da un portone e al pian terreno vi erano due aule per la classe prima e per la seconda. Poi si salivano le scale di pietra per raggiungere il primo piano e accedere alle aule della terza e della quarta. Finalmente al secondo piano c’era un’aula della quinta femminile, perché i maschi andavano all’ultimo piano dell’edificio di via Mazzini sede dell’asilo. Qui negli anni Quaranta venivano anche gli alunni di Curcio Le aule erano buie e molto umide. Non c’era un cortile ma solo la strada acciottolata che portava alla chiesa e la piazzetta di S. Giorgio. In quinta insegnava la maestra Belli, poi c’era la Tarabini, la Corrado e la Mattarella. (Fumasi 40)

“Quando noi frequentavamo la scuola qui in piazza san Giorgio c’erano due sorelle zitelle, una era la Ida Lombarda, così la chiamavamo, che abitavano sotto e che di notte ci rubavano la legna e al mattino quando facevamo il turno per accendere la stufa io arrivavo e non trovavo più la legna e così a volte si passavano le giornate invernali al freddo e al gelo. Erano persone strane che andavano in giro a piedi nudi anche d’inverno”. (Maria Grazia Caelli 1941). Un’altra signora ricorda: “C’era la maestra Belli che era molto severa e ci faceva pagare una multa quando parlavamo il dialetto. Noi eravamo abituate in casa fin da piccoli a parlare sempre dialetto e quindi a scuola per noi l’italiano era come una seconda lingua”. (Amelia Gusmeroli). Subito dopo la guerra frequentavano questa scuola anche i bambini e le bambine di Laghetto. Venivano e tornavano a piedi. (Amelia Gusmeroli).