IL PITTORE EMILIO BROCCO


EMILIO BROCCO

Nasce a Colico il 14 dicembre 1912 da una famiglia originaria della Valvarrone.
Ha frequentato la scuola elementare nel suo paese natio. In seguito, consigliato dai suoi docenti, che si erano accorti della facilità che aveva nel riprodurre qualunque immagine, e orientato da un’insegnante pittrice belga, residente a Milano, si trasferì nel 1926 nella città meneghina. Tra il 1930 e 1931 soggiornò a Bruxelles per studiare disegno e pittura in una scuola di arte fiamminga.
Qui si innamorò di uno stile che riproporrà in alcuni dei suoi quadri: prediligendo una visione particolareggiata della realtà e il gusto per il miniaturismo.  Rientrato a Milano, continuò la sua fervida attività, dipingendo affreschi ed eseguendo quadri su commissione o dedicandosi al restauro di opere sacre. Il suo definitivo trasferimento a Colico, che risale all’epoca del matrimonio nel 1943, non gli fece mai abbandonare completamente i lavori in quella città, nella quale fu sempre richiesto, data la notorietà delle sue abilità artistiche.
Partecipò, nella sua lunga e produttiva attività, a parecchie manifestazioni artistiche e a validi concorsi ricevendo parecchi premi e menzioni di notevole importanza tra cui a Chiavenna Estemporanea, a Contea di Bormio, a Milano e a Bruxelles. Fu un personaggio molto singolare, che sempre si dedicò e lavoro con vera proprietà tecnica di esecuzione, fino a quando l’opera non gli sembrava completamente finita.
Emilio Brocco ci lascia il ricordo di un personaggio riservato e schivo, abituato a lavorare soprattutto nel silenzio delle chiese o chiuso all’interno del suo studio. Nell’ultima intervista concessa ad una giornalista, in occasione di una sua personale a Scarpatetti (So) alcuni mesi prima della sua scomparsa, narrò alcuni episodi della sua vita, vissuta serenamente e intensamente. Fra i suoi innumerevoli ricordi raccontò quando, durante la Seconda Guerra Mondiale, fu obbligato dai tedeschi a dipingere un Forte con i colori mimetici per evitare che fosse bombardato; questa obiettivamente, si può considerare la sua opera più “grande”.
Durante la malattia dimostrò una forza di vivere e di lottare unica, come solo una persona giovane poteva fare e che continua a vivere in tutte le opere che ci ha lasciato.
Si spegnerà nella sua casa di Colico il 12 maggio 2002 all’età di 89 anni.

la sua opera


 Nella sua Colico, in Valtellina e sulle sponde del lago di Como si dedicò alla decorazione di chiese e di cappelle votive. In particolare, si ricorda la rappresentazione delle Stazioni della Via Crucis nella Chiesa degli Angeli Custodi di Curcio e il suo affresco raffigurante Colico e il suo lago ai piedi del Legnone presso la sala consiliare comunale. In Valtellina fu molto apprezzato per aver dipinto chiese e cappellette, cominciando dalla chiesetta di La Fopaccia e di Frasnedo in Valle Ratti, successivamente quella di Verceia e di Tresenda.
La sua abitazione a Colico è il biglietto da visita di un vero amante dell’arte. Si nota da lontano, perché ricca di dipinti e di decorazioni anche all’esterno.
Tra queste ultime spicca una veduta di Venezia, che è un soggetto che l’artista amò in modo particolare. Salendo dalle scale si è immersi in un paesaggio lacustre con le montagne riflesse nell’acqua, in mezzo a diversi personaggi intenti a momenti di svago. Tra le altre opere occorre ricordare che disegnò e dipinse lo stemma del gonfalone comunale. Tra i quadri raffiguranti paesaggi vi sono molti angoli di Bormio, paese a cui era legato, in quanto luogo natale della moglie. Giudizio critico Emilio Brocco fu un artista molto versatile: amò sperimentare tecniche nuove con una varietà di innumerevoli soggetti. Lavorò a spatola, a pastello, a olio e con la tecnica dell’affresco. Quest’ultima che realizzò sempre secondo il metodo tradizionale, richiedeva un’accurata preparazione iniziale per poi procedere con un’esecuzione rapida e sicura. Moderno, nonostante l’età, perché la sua devozione all’arte, anche segli fece attraversare dei momenti difficili, lo ha sempre esortato a ricercare e ad esprimere le sue emozioni attraverso i suoi lavori in una ricerca costante di un linguaggio classico, ma personale.
Il percorso formativo in Belgio gli consentì di dare ai suoi lavori un’impronta realista, sorretta da una minutissima analisi dei particolari, tratti salienti della pittura fiamminga. In molte opere, infatti, possiamo notare ambienti e paesaggi ricchi di un brulicare di figure in costume, piene di dinamismo, caratteristiche dei dipinti delle Fiandre.

A chiunque, passeggiando per le vie del paese, poteva capitare di incontrarlo con pennelli, tavolozza e cavalletto, intento a immortalare nelle sue opere gli angoli più suggestivi della vecchia Colico. I luoghi più rappresentati nei suoi dipinti, sono infatti gli angoli del nostro paese.

Con lui se ne è andata una parte della storia artistica che vedeva i pittori, prima di accingersi ad iniziare un’opera, intenti nella realizzazione di molteplici bozzetti in cui si sintetizzavano grande lavoro e grande passione.