Architettura rurale colichese: continuità ed attualità
Relazione tenuta a Colico dall’architetto Nunzio Dego, il 20 novembre 2012
Premesse
L’architettura rurale pur avendo origine da una cultura spontanea, quando diventa oggetto di studio si trasforma in un tema molto vasto e complesso soprattutto se si considerano gli influssi che esercita sull’architettura in generale e sul paesaggio in particolare. Tutte queste testimonianze legate agli edifici ci riportano ad un mondo ideale perduto, per questo le loro rovine ancora oggi ci affascinano. Spesso però quando si tratta di recuperarle diventa più facile distruggerle e sostituirle con edifici moderni che difficilmente mantengono il fascino originario. L’architettura rurale testimonia anche l’origine e la storia di una collettività. Essa contiene un valore monumentale come memoria storica di una popolazione con tutti i conseguenti valori civili. Per questo essa rappresenta la continuità, e quindi si può considerare l’architettura rurale come testimonianza del territorio e della sua storia. Essa racconta i segni del tempo con valore monumentale di ricordo del passato. In modo particolare l’architettura rurale contiene e rappresenta anche l’origine di Colico che nacque come un borgo agricolo rurale. Nel tempo la sua evoluzione storica con i suoi stravolgimenti ha modificato molto queste architetture. Essa tuttavia può essere indagata con uno sguardo all’attualità. Infatti, non si può trattare l’architettura rurale soltanto come una memoria o come una materia da imbalsamare ma occorre scoprirne la sua attualità attraverso i suoi insegnamenti. Questa relazione intende portare l’attenzione sul tema e
Questa relazione verterà soprattutto sulla casa rurale con qualche divagazione sempre riferita alla casa e al suo intorno. Gli esempi che verranno esaminati sono sorti quasi tutti sulla fascia media del conoide storicamente vocata all’uso agricolo, dove attualmente si sono formate le frazioni. È la fascia molto costruita in questi ultimi tempi ed è quella che ha risentito maggiormente dell’espansione edilizia del paese. Questo sembrerebbe aumentare la difficoltà di reperimento di materiale significativo, ma in realtà i pochi esempi rimasti presentano ancora un forte carattere che rimandano alla costruzione del territorio e alla sua identità.
Riportare l’interesse su queste architetture vuole anche dire riconoscere le origini del paese. Esse, infatti, rappresentano la testimonianza tangibile della storia di Colico che nasce come borgo agricolo con carattere rurale. Le terre vocate all’agricoltura erano quelle adagiate lungo il conoide ai piedi del Legnone. Invece le terre più basse vicino al lago e ai piedi dei Montecchi erano paludose e sono state bonificate solo nel Settecento e Ottocento. Inoltre le terre sul conoide erano a rischio di esondazione dei torrenti mentre quelle pianeggianti erano a rischio allagamento. La parte più densamente abitata è quella in cui ci sono presenti ancora queste testimonianze preziose come si cercherà di dimostrare. La posizione degli insediamenti doveva fare i conti con questi due pericoli naturali: inondazioni e malarie provenienti dalle paludi. Colico nasce come aggregazione di edifici rurali denominati mansi. Per questo affermo che parlare di architettura rurale significa parlare del carattere originario del paese. Il territorio colichese nell’800, e prima ancora di più, era un territorio rurale legato all’agricoltura. Ancor oggi sono rimaste importanti tracce e testimonianze storiche. Lo stesso museo della cultura contadina testimonia queste origini colichesi.
In questa relazione mi accingo ad analizzare l’architettura e sezionarla nelle sue componenti. La casa viene studiata in sé come risultato del paziente lavoro del contadino, con tutte le prove, le ingenuità, gli errori e le soluzioni. Non è intenzione della relazione descrivere il paesaggio rurale colichese e nemmeno proporre un analisi storicistica degli edifici. Mi propongo di analizzare il carattere degli edifici per riproporli nelle nuove architetture. Le architetture vengono in qualche modo estrapolate dal loro ambiente originario perché questa è la loro condizione attuale. Solo attraverso questa lettura tendenziosa, si riesce a far capire e valorizzare la loro importanza. In breve, la relazione vuole essere un’occasione per l’architettura rurale di raccontarsi e presentarsi attraverso le immagini. Sarà fatta un’analisi molto tecnicista che cerca però di far emergere il carattere e il fascino di queste rovine in modo da poterle proporre per eventuali futuri progetti. Però per comprendere il tema è importante farsi un’idea di come era il paesaggio colichese a fine 800 e nella prima metà del 900, precedentemente al boom edilizio dagli anni 60 ai nostri giorni. Quindi si inizierà a trattare il tema della casa rurale e delle sue caratteristiche edilizie secondo diverse tipologie: la casa rurale isolata, i gruppi di case , i complessi rurali, in questo caso i mansi, da cui poi sono discese le costruzioni rurali colichesi, le case urbane e poi si proseguirà con gli annessi rurali, stalle e fienile, e infine, si entrerà sempre più nel dettaglio, presentando i materiali costruttivi, le trame murarie, le coperture, le aperture (porte e finestre) e i dettagli architettonici come le lolbie e i camini. Si faranno notare anche i colori che sono ancora di straordinaria attualità. Poi si continuerà descrivendo la sistemazione esterna degli edifici. Alla fine, per mostrare come sono attuali e vivi questi esempi, si presenteranno alcuni casi di recupero e di recenti progetti che hanno come riferimento l’architettura rurale. In questa carrellata di immagini è fondamentale lasciar parlare l’architettura colichese rurale che può finalmente mostrarsi e farsi apprezzare.
Brani del paesaggio rurale attuale: l’Erbiola e la fascia pedemontana
L’architettura rurale è un’espressione della cultura contadina. La casa e i suoi annessi è da considerarsi come strumento di lavoro in quanto sono stati pensati e progettati in funzione al loro uso. Per la loro costruzione si impiegano i materiali del luogo. Dalla carta militare del 1877 si vede benissimo che tutto il territorio era praticamente rurale se si eccettua la zona del porto. Tutto il territorio era disseminato da cascine e dagli edifici rurali in un paesaggio agricolo molto rado. Ancora oggi possiamo contemplare parte di quello che fu il paesaggio rurale colichese. Per avere un’idea di come era questo paesaggio basta osservare il panorama rurale ancora ben conservato della località Erbiola verso l’Adda vista dal Forte di Fuentes. Essendo questi terreni recuperati alla parte paludosa nel 700 e nell’ 800, essi sono rimasti praticamente intatti. Qui si ammira ancora il carattere rurale che doveva presentarsi su tutto il territorio colichese. Altri insediamenti occupati dalle costruzioni rurali ancora presenti si trovano in certe località della parte pedemontana. Qui si possono apprezzare ancora questi elementi del paesaggio rurale con i caratteri originari: gli appezzamenti dei campi, l’alternarsi di spazi vuoti e pieni, di colori e di forme e di insediamenti umani. Si notano gli spazi vuoti e quelli pieni, si apprezza come sia costruita la vegetazione che inquadrava e costituiva tutto il paesaggio rurale. In lontananza si vede il conoide dove poi è stato costruito il paese.
La casa rurale e le sue tipologie edilizie.
La casa rurale colichese può essere considerata come una sorta di strumento del lavoro del contadino che lavora nei campi, ma allo stesso tempo si costruisce la casa. La casa e le sue forme derivano molto dalla sua utilità: essa serviva fondamentalmente per essere di alloggio a coloro che lavoravano la terra. Per il contadino, tra i lavoro dei campi c’era anche la costruzione della sua casa. Se l’aratro era un attrezzo per tracciare i solchi nel terreno, la casa serviva come ricovero della sua famiglia. Essendo uno strumento di lavoro e della vita contadina veniva usata a seconda dei diversi bisogni stagionali. La casa quindi racconta un po’ tutta la vita della famiglia contadina: i suoi momenti di gioia e quelli di dolore, le sue fatiche e le sue speranze.
Quindi si inizierà a trattare il tema della casa rurale e delle sue caratteristiche edilizie secondo diverse tipologie: la casa rurale isolata, i gruppi di case , i complessi rurali, in questo caso i mansi, da cui poi sono discese le costruzioni rurali colichesi per concludere con le case urbane
La casa contadina isolata
Le case isolate erano quelle che si trovavano disperse su tutto il territorio. Una parte di questa casa era usata con locali di servizio, la stalla e il fienile e l’altra parte in alto, a cui si saliva con una scaletta di legno, era adibita a scopo abitativo. Questa tipologia di casa si presenta come un volume molto semplice e molto essenziale. Era costruita con materiali del luogo. Infatti, una della caratteristiche della architettura rurale è l’uso del materiale del posto come la pietra e il legno. Entrambi sono materiali poveri, ma anche di grande pregio. Spesso in queste case oggi mancano le parti più deteriorabili fabbricate in legno come scale e lolbie, che sono le logge di legno costruite con pali e che servivano per mettere a essiccare i prodotti dei campi. Questo tipo di casa poteva essere costruita per una dimora stabile nelle zone rurali verso il piano o anche per dimore stagionali verso la montagna. Entrambe presentano lo stesso tipo edilizio: sono case a due o tre piani con un elemento basso che funge da servizio cioè il fienile e la stalla e un elemento alto con la lolbia a scopo abitativo. La muratura può essere fatta tutta a secco negli edifici più poveri (specialmente quelli per dimore stagionali) o anche con uso di calce. Per i muri vengono utilizzate pietre ricuperate sul posto: quelle più regolari e, a volte squadrate, sono adoperate per edificare l’angolo, mentre le altre vengono messe nelle parti centrali del muro. Ci sono case molto alte in cui si possono apprezzare gli interventi succeduti nel tempo. Siccome la casa è uno strumento del lavoro contadino, spesso ha subito diversi interventi nel tempo in funzione ai mutevoli bisogni della famiglia. Così se la famiglia necessita di nuove camere per il figlio che si sposa, si potrà continuare in altezza o aggiungere annessi laterali. Ciò è possibile perché la tipologia costruttiva è molto semplice e l’apparato murario può sostenere nuovi pesi. In tutte queste case troviamo la parte basamentale utilizzata come elemento di servizio e sopra al primo piano le parti abitative e sopra ancora le camere.
Un elemento molto ricorrente nell’architettura rurale colichese sono le scale che portano al piano rialzato abitativo. Sono costruite quasi sempre in pietra e sono attaccate a terra. Queste sono rimaste mentre quelle in legno sono andate distrutte. Nelle parti alte della casa invece si usa più frequentemente il legno in quanto è più leggero. Gli scalini sono elementi unitari e un muro o un blocco intero che porta dal piano terra al primo piano. In alcune case isolate in un paesaggio agricolo ideale è possibile trovare delle travi verticali che sorreggono la lolbia che mette in contatto gli ambienti della parte superiore della casa.
In alcune parti, come all’Erbiola, si può vedere questa tipologia di casa isolata in nuclei di case che sono state costruite una accanto all’altra. Anch’esse presentano gli stessi elementi della casa isolata: i locali di servizio di servizio e gli ambienti abitativi. Questo insieme di case doveva fare i conti con la situazione morfologica del terreno per cui gli elementi di servizio sono addossati lateralmente e non sotto quelli abitativi.
I complessi rurali: mansi
Ci sono rimasti pochi complessi rurali denominati mansi. Tra questi uno dei più interessanti è costituito dal manso di san Carlo. Questo è uno dei pochi esempi di quelli che potevano essere i mansi che hanno dato origine all’architettura rurale colichese. Essi erano delle corti chiuse, quasi fortificate rispetto all’esterno su cui si affacciava la casa padronale che si erge in alto con gli annessi agricoli da una parte e dall’altra. Vi era poi un accesso principale su strada. Al piano terra c’era un cappella che poi è stata tutta sopralzata per il fienile, ma sotto si vedono ancora le parti decorative della chiesa con l’altare. Era un complesso in cui soggiornava il proprietario terriero con la casa padronale che aveva un affaccio a sud che la favoriva rispetto alle altre per il soleggiamento. La facciata interna della casa padronale della corte era molto semplice, ma che è stata anche molto rimaneggiata nel tempo, tuttavia conserva i suoi caratteri originali legata alla posizione della facciata con il ritmo delle aperture e delle finestre. Nel muro difensivo di cinta del manso si vede l’ingresso che un tempo era molto più grande. Qui vi è l’acceso principale sulla strada che si apre nel muro di cinta del manso che oggi in parte è stato chiuso. Accanto vi è una feritoia che guarda il punto d’arrivo per chi doveva entrare. In questo complesso nella parte superiore si può notare la presenza dell‘arco ribassato e della volta utilizzati in molti edifici rurali. Inoltre, nel manso san Carlo è stato utilizzato un arco rampante su una facciata per sostenere le scale che portano ai piani superiori con una sequenza di archi chiusi che difficilmente si trovano in altre costruzioni.
Un altro esempio di manso colichese è rappresentato dal complesso agricolo situato sul Montecchio che appartenne alla famiglia Osio. Qui si può apprezzare un interessante esempio di distribuzione di edifici rurali agricoli su un terreno non pianeggiante. Lungo la strada di arrivo si attestano gli edifici: una casa in una posizione, la stalla in un’altra posizione con un edificio agricolo messo di punta. Si gira attorno per arrivare in cima alla casa padronale che è molto scenografica se la si guarda dal basso verso l’alto. La volumetria è molto semplice: si osserva che nella parte basamentale ci sono sempre gli edifici di servizio e sopra gli ambienti abitativi. In questo complesso si erge ancora una ghiacciaia ottagonale, una delle poche tra le tante costruite a Colico. La sua volumetria è semplice. Presenta una forma molto bella, ricercata, ottagonale con un tetto spiovente molto moderno. Questo edificio che era riempito di ghiaccio che veniva preso dalla Valorga, serviva per conservare gli alimenti. Gli altri edifici mantengono la stessa disposizione dei locali delle casa rurale: la parte basamentale adibita a edifici di servizio e sopra si ergevano le parti abitative. Anche questa casa ha subito diverse manomissioni, l’ultima molto importante è il rifacimento della parte centrale di questa facciata ad opera del famoso architetto Gherben di un famoso studio di architettura italiana. Costui è riuscito a introdurre in questa facciata molto rurale e semplice elementi decorativi che la nobilitano facendo un intervento molto delicato nel rispetto del resto della struttura muraria molto imponente e scenografica. Si può affermare che sia stato un intervento molto positivo. Può essere questo un bel esempio di come lavorare sulle strutture esistenti per migliorarle e trasformarle. Infatti nella parte centrale ha aggiunto degli elementi arricchendo quella che era la struttura originaria della casa.
Le case urbane
Le case urbane, come dice il loro nome sono edifici costruiti nei nuclei delle frazioni. Così a Olgiasca nella zona più antica e interessante del centro storico si può ammirare l’uso della volta per distribuire i percorsi interni del borgo arroccato sul promontorio. Anche a Curcio ci sono case in cui si utilizza la volta per collegare questi passaggi che danno luogo a scorci molto scenografici. A Villatico sorge invece un edificio molto intrigante che viene chiamato “il convento”: qui vi è un arco che introduce nel cortile. Questo edificio come il manso san Carlo e altri che segnalo dovrebbero essere studiati per decifrare i loro inserti e le murature e così capire quale era la loro provenienza iniziale. Infatti, in questo complesso de “Il convento” si creano degli scorci di fronte ai quali non si può rimanere indifferenti. Ora descrivo l’edificio solo dal punto di vista costruttivo e architettonico, l’uso della volta e la sequenza degli elementi compositivi che ci stanno dentro. Però dal punto di vista storiografico sarebbe molto avvincente capire come è nato e come si è trasformato nel tempo questo fabbricato che mostra tutti i segni delle molteplici modifiche avvenute nei secoli e le sue ferite che sono altrettanto interessanti dal punto di vista evocativo. Accanto a questo edificio sorge una casa-torre con una parte decorativa sulla facciata vicino alla finestra superiore. A questa torre sono stati addossati elementi rurali a servizio dei lavori agricoli, in realtà il complesso non nasce come edificio rurale.
Altre case vicine si presentano una chiarezza sconvolgente: in esse si apprezza benissimo il taglio delle finestre con al centro il camino e allo stesso tempo si ammira la stereometria, cioè il volume della casa.
A Laghetto vi un’altra casa molto interessante dentro il centro urbano in cui ricorrono sempre gli elementi analizzati precedentemente: una casa in altezza però con una facciata molto complessa. In realtà il modello da cui partono questi edifici è quasi sempre lo stesso. Tuttavia se si analizza casa per casa, ci si accorge che sono diverse. Uguale è il carattere originale e il punto di partenza su cui riflettere però si notano le varianti che caratterizzano le diverse funzioni che gli ambienti svolgono. In una casa, per esempio, c’è una bellissima scala in pietra che serve i due piani: quello sotto costituito dagli annessi agricoli e di servizio e quello sopra adibito ad abitazione come primo e secondo piano. La bellezza di questa scala risalta dalla balaustra molto bassa che pare una sorta di banchina che prosegue lungo tutto il corso. È bellissimo perché una persona esce dalla porta della casa e si siede come su una panchina. In altre case si apprezza il grande sporto del tetto che protegge sia la lolbia sia il cammino della scala. Anche a Laghetto c’è una casa rurale con una scala che porta su con una balaustra al primo piano e che va anche a servire la cantina.
Questi vecchi edifici inserti dentro il tessuto urbano sono di una chiarezza e bellezza ineccepibile. Le case possono essere a due o a tre piani e la scala può essere anche molto povera; non manca quasi mai la lolbia in legno che collega la parte sopra ma che costruisce anche la facciata verso valle. Le lolbie di solito sono orientate a sud per ricevere il sole che deve essiccare i cereali e altri prodotti agricoli, a Laghetto invece troviamo moltissime lolbie rivolte verso il lago quasi a costruire una facciata architettonica del casa.
In alcuni casi, le case rurali circondano uno spazio in cui sorge la fontana come a Chiaro. Questo era uno spazio collettivo dove si ritrovava la gente per tessere le proprie relazioni sociali. Qui la casa assume un suo carattere preciso e un suo equilibro architettonico. Di fianco si vede chiaramente come funziona la scala in pietra che arriva fino alla parte in legno e poi vi è la lolbia che gira e la scala serve il primo piano. A fianco c’erano tutti gli annessi agricoli. Questa era una casa abitativa sopra e sotto, anche se è difficile stabilire le funzioni perché nel tempo sono cambiate. In un altro caso vi è la casa urbana a cui è stato aggiunto un altro pezzo per andare a disegnare e rimarcare la facciata su strada e così costruire dei brani di tessuto urbano. A Villatico vi è una grande unica casa contiene sia la parte residenziale che la parte agricola. Qui sono rimasti i segni delle lolbie di come era prima attraverso gli attacchi in legno. Sempre al centro di Villatico ci sono resti e rovine di queste case che però riescono ancora a disegnare un interessante tessuto urbano con elementi architettonici molto chiari che si spiegano da soli perché avevano una loro funzione precisa che non veniva messa in discussione. Altre case in linea si presentano con una facciata sulla strada con una scaletta che va su e le parti in legno che distribuivano le parte superiore residenziale.
Altre invece sono complessi agricoli dove da una parte sorge la casa residenziale e dall’altra parte l’annesso agricolo, con le sue scalette e la lolbia. A partire da pochissimi elementi ci sono queste variazioni e composizioni che costruiscono le diversi facciate e anche i diversi volumi architettonici.
In alcune case, tipologicamente diverse dalle altre, c’è invece l’uso del portico rimarcato da due pilastri in pietra. Le proporzioni di questi pilastri in pietra sono fondamentali perché dal punto vista tecnico l’uso del pilastro in pietra dovrebbe comunque utilizzare una determinata misura. Non possono essere dei pilastri troppo stretti e troppo esili come spesso vediamo oggi fare e si capisce che sono dei falsi. In realtà la misura del pilastro usando le pietre locali sono grossi con delle campate piuttosto larghe. Sopra vi è l’uso del legno, in questo caso rigorosamente autoctono, cioè castagno o rovere, ma soprattutto castagno. Poi c’è l’assito che serviva per la lolbia e una porta che dava accesso e che è stata successivamente chiusa. Sotto si apprezza un affresco sacro, elemento ricorrente in diverse case rurali del territorio. Essi raffigurano i protettori della casa. Tale uso risale probabilmente ai Romani che veneravano i Lari, cioè le divinità protettori della casa. Da noi troviamo spesso la figura della Madonna in mezzo ai due santi che fanno riferimento ai nomi dei proprietari. Essi servivano di buon auspicio per proteggere la casa.
Sempre nella tipologia delle case porticate si deve includere un edificio di Curcio adibito a casa contadina, ma che in realtà era stato costruito per ospitare l’antica dogana quando da Colico passava il confine tra Ducato di Milano e Valtellina in mano ai Grigioni. Qui si vede l’uso dei pilastroni che vanno su a sostenere il cornicione con dentro le scale che salgono per il primo piano e dall’altra scendono verso le spettacolari cantine dislocate di sotto che certamente un tempo servivano come per il ricovero delle merci.
A Curcio vi è fatto spettacolare che non riguarda tanto le singole case ma un fatto urbano. Vi è un annesso agricolo, un fienile con la stalla sotto e davanti c’è la lolbia. Per dimostrare come si possono combinare questi elementi semplici basta osservare l’accostamento dei due volumi che vanno a costruire una scenografia urbana molto interessante. Di notevole interesse è il complesso di costruzioni rurali attorno al lavatoio di Curcio. Si impongono alla vista i possenti pilastri che sono stati intonacati ma originariamente erano in pietra. Essi sorreggono il portico con il frontone che viene avanti con una capriata ancora in legno dando vita ad una spettacolare scenografia urbana con dei formidabili scorci. Per questa sua potenza eccezionale pare di essere di fronte a un tempio romano con un nartece. Dal dentro, dalla parte opposta si scorge il lavatoio che dà anche su uno spazio dove sorge la vecchia fontana. Era questo un luogo di riferimento e di ritrovo dove contadini e contadine portavano le mucche ad abbeverarsi. Qui si ritrovavano i pastori e le donne che si recavano al lavatoio a risciacquare i panni. C’era quindi il lavatoio, la fontana e il portico e dietro l’annesso grigio che dà vita a una sequenza di volumi e di spazi di straordinaria modernità.
Un altro edificio interessante che più mi affascina, anche se non è un edificio rurale è la cà di Gottard a Laghetto. È un edificio eccezionale in cui si ha l’affermazione di una tipologia della perfezione: quella di un cubo. Se si guarda in prospettiva contro il Legnone, si scopre che la facciata quadrata ha le stesse proporzioni della montagna. La facciata che dà sulla strada è intonacata e su di essa si intravvedono delle decorazioni mentre il resto non è intonacato. Gli affreschi sono molto grandi degli altri quasi a voler impressionare il passanti. L’insieme riesce a costruire una scenografia urbana molto importante e determinata. La facciata a nord al contrario è stata mantenuta rustica completamente in pietra, in questo modo si rivela all’osservatore come è stata edificata la casa. Inoltre è quasi cieca perché non ricevendo da quella parte il sole era la più fredda. Ad essa è stato addossato il corpo di servizio. Anche la proporzione delle finestre è molto strana: sono infatti composte da due quadrati sovrapposti. Appare perciò molto stretta e allungata. Ciò che maggiormente incuriosisce è l’uso dell’inferriata fino al terzo piano perché di solito nella altre case si mettono le inferriate solo fino al secondo piano. È un edificio che andrebbe studiato.
Gli annessi rurali: le stalle e i fienili
Mentre le case sono più problematiche perché hanno subito maggiori trasformazioni essendo residenziali e la residenza si è trasformata nel tempo, invece è rimasto un numero maggiore di annessi agricoli perché è più difficili trasformare un fienile in casa. Per cui abbiamo diversi esempi di annessi agricoli che sono ancora più semplici rispetto alle case; sono composti da volumi sempre più semplici ed essenziali. Erano solo dei volumi chiusi che servivano per aver la stalla con sopra il fienile e che manifestano il loro carattere volumetrico e murario incredibile. A volte questi edifici sono interessanti sia per le proporzioni sia per la facciata che essendo chiusa e avendo questo valore murario fortemente incisivo, alla fine presenta con poche feritoie una espressività molto forte. Anche architetti contemporanei prendono spunto da questo tipo di facciate perché sono fatte con elementi compositivi talmente semplici però di grande effetto. In queste facciate si riscontrano molti elementi simmetrici: vi è la parte bassa aperta con la porta e le due finestrine e sopra in asse si riprendono i due finestrini che danno areazione al fienile. Una simile facciata si racconta da sola talmente è essenziale e perfetta nelle sue proporzioni ma anche molto intrigante con le sue aperture e fa capire perfettamente l’uso a cui era destinato questo tipo di edificio. C’erano edifici agricoli isolati ma anche collegati tra loro; in essi si vede sempre la solita scala che arriva al poggiolo e i diversi edifici c tra loro sempre con uso agricolo. Altri sono su più piani: di fronte alla strada si alzava il corpo volumetrico basso a seconda dell’uso e della funzione che esso aveva.
In altri annessi agricoli la scala non è più in senso canonico ma si trova ai lati, si storta perché c’è la presenza della strada. Di fronte c’era il poggiolo in legno che poi è stato sostituito e sotto c’è la stalla e sopra il fienile: l’insieme presenta proporzioni ineccepibili. Quindi di solito sulla facciata c’è un’apertura centrale, due fessure laterali in simmetria perfetta con tre buchi sopra che la fa apparire come una composizione iconica molto bella. Questi tre buchi sono ricavati dentro la trama muraria, così la pietra più lunga è messa sopra così viene usata per permettere l’areazione del fienile. Questi buchi non sono messi a caso: il primo è ricavato in corrispondenza della finestra, gli altri alla stessa distanza l’uno dall’altro; man mano che ci si allarga abbiamo le due fessure laterali che vanno verso l’esterno e vanno a chiudere questa composizione. Anche gli annessi agricoli possono avere due scale
È importante anche i rapporti tra gli annessi e le altre stalle con il tetto che va a riprendere per tener tutto unito. In altri annessi agricoli c’è un elemento in più; oltre le scale e la porta vi è un elemento di servizio che poteva essere un pollaio però formava una L sulla facciata e la rendeva diversa rispetto a come era prima. In altre costruzioni per uso agricolo, per esempio la scala parte stretta e poi quando arriva di fronte all’entrata si allarga per creare un punto d’appoggio per la gerla o la berla con il fieno. Sembra una scala con le finte prospettive usate con il barocco per dare delle deformazioni al punto di vista; in questo caso vi è un fine utilitario legato all’uso agricolo che ne veniva fatto.
Leggendo la muratura in altri annessi si vedono anche elementi come l’arco ribassato che probabilmente lasciava un’apertura molto più amplia che in seguito è stato chiusa, per cui si può immaginare come poteva essere e come è diventata. In altre ancora vi è un tetto che sporge tantissimo appoggiato su degli spuntoni in muratura perché negli annessi agricoli la cura non era come per la casa. Infatti per il contadino serviva fare il necessario per cui anche forme incompiute fanno capire la funzione dell’edificio. Le scale degli annessi agricoli per necessità sono proprio essenziali perché il muro della parete veniva opposto all’esterno parallelo con dei piani di pietra che vanno a raggiungere il punto di sbarco che è la lolbia in legno. Si vede l’essenzialità degli elementi e anche il modo d’uso.
In un altro esempio di annesso agricolo la parte superiore viene lasciata completamente aperta ed è rivolta verso sud per far entrare la luce con una ragione razionale. La parte bassa è tutta chiusa con una porta e sopra tre aperture molto grandi. In questi annessi la tipologia di partenza è spesso uguale però in alcuni casi ci sono due pioventi enormi del tetto che vanno a coprire gli altri edifici di servizio. Si ha l’impressione di vedere una chioccia che sembra tener assieme i pulcini; come se il tetto voglia tenere insieme tutte le parti. Per le murature sono state usate pietre lunghe e strette che riescono a rendere il muro più pregiato rispetto ad altri muri a secco un po’ montanaro e meno sbozzato. Qui invece le pietre lineari legano di più la muratura con un effetto molto più elegante rispetto all’altro.
In un altro annesso la facciata che dà su strada è formata dalle solite finestrine molto più basse con architrave in legno e sopra le due fessure molto alte che vanno ad aerare la parte del fienile e poi tutti i buchi che in parte sono pontieri, cioè utilizzati per mettere i ponteggi per costruire la casa, in parte sono buchi di areazione per il fienile, perché probabilmente non bastavano le due fessure sopra. Alla fine tutti questi elementi sia le aperture sulla facciata sia i buchi pontieri creano una composizione molto interessante. Vi è un ultimo annesso agricolo con pilastri in pietra per tener su questa loggia con l’apertura principale verso sud. Dal punto di vista architettonico è perfetto: ci sono due pilastri e due campate e lo spiovente che guarda verso sud e poi delle travi in legno che reggevano i travetti.
I muri: materiali e trame murarie
Per i muri le pietre sono raccolte sul posto e la testimonianza è una roccia ruggine molto tipica delle nostre parte sui Montecchi. Si trovano murature a secco dove ci sono gli elementi orizzontali pregiati che sono le pietre angolari che tengono insieme la struttura e in mezzo delle murature un po’ più disomogenee che costruiscono tutta la parte muraria. Ogni muratura ha delle sue caratteristiche legate anche alla mano del costruttore che diventa quasi un artista che disegna un quadro. Ogni costruttore ha una sua mano diversa. Le murature presentano quindi delle diversità e questo dipende sia dalle pietre utilizzate che si differenziano un apparato murario rispetto all’altro e in parte dipende dalla maestranza che usa questa pietra. In altre c’è l’uso della calce che però alla fine si mischia con il colore della pietra per cui non è il cemento grigio che viene spesso usato oggi, ma è una la calce dal colore molto naturale che, mischiata con la pietra, alla fine rende un effetto molto gradevole. A volte il muro angolare a secco degli edifici della fascia pedemontana è fatto da pietre più sbozzate e lunghe che vanno a fare di chiave a tutta la muratura sull’angolo. Originariamente le copertura era fatta con piode cioè in pietre sottili che venivano messe sulla copertura. Sotto c’erano grossi travi di legno che tenevano su il travetto con l’assito che andava a sostenere tutta la copertura.
Le aperture: finestre e porte
Adesso scendo sempre più nel particolare e analizzo il sistema costruttivo tradizionale murario che abbiamo visto fino adesso rispetto alla definizione delle finestre e delle porte. Ci sono buchi a areazione in cui il voltino non è altro che una pietra lunga e poi un taglio dell’apertura fatto con i due elementi laterali. Questi tagli si usano ancora in certe architetture contemporanee, però qui hanno la loro origine. A volta ci sono finestre con un sistema architravato a volte con l’uso del voltino di pietra e altre volte con l’uso del legno, soprattutto di castagno. Quando si arrivava in corrispondenza delle finestre se l’apertura era incerta con diverse pietre, si doveva fare la spalla della finestra con una muratura regolare per contenere al suo interno i serramenti. Per cui o si usavano delle lastre intere che facevano completamente da spalla, oppure si usavano le pietre più regolari per fare la spalla della finestra.
Nella casa dei notai le finestre hanno le proporzioni del quadrato su quadrato, una proporzione abbastanza anomala perché lunga e stretta. Comunque l’uso di davanzali vistosi in pietra fanno capire che era un palazzo importate rispetto alle case rurali che hanno davanzali in pietra più incerta.
Spesso è interessante osservare l’uso del colore sul legno che va insieme alle cornici bianche che spesso sono usate nelle case rurali un po’ per dar luce alla parte interna un po’ per definire le spalle delle finestre con un colore pastello azzurro.
Sono interessanti le finestre di quella casa a torre del convento di Villatico analizzata prima. Su di essa ci sono delle impressionanti decorazioni dipinte con le false prospettive della cornice potrebbero essere barocche ma anche precedenti. È curioso notare nelle cornici di queste finestre l’impiego della pietra serena che è generalmente usata nei palazzi toscani rinascimentali. È un fatto abbastanza intrigante capire come mai è stata messa lì quella cornice. Anche nella casa a Curcio coi portici, chiamata casa della dogana, c’è una scala fatta con pietra serena. Ci sono però anche finestre con proporzioni più simili a quelle che abbiamo oggi. È una finestra che in architettura si chiamano sezioni aure, cioè vi è un quadrato e poi la diagonale del quadrato è riportata all’altezza. Questa proporzione canonica era usata anche dai Greci. Per cui questa proporzione fatta casualmente è molto usata in finestre di tipo rettangolare che spesso si ritrovano in questi edifici rurale. È interessante vedere anche le parti del davanzale e del travetto e le spalle.
Nella casa rurale si possono notare diverse soluzioni per i piantoni di chiusura delle finestre. A volte si trova un tipo di voltino fatto con l’arco ribassato, poi vi è un elemento di architrave per reggere la parte di chiusura dell’arco per cui è molto leggero perché la spinta di tutta la muratura le prende l’arco sopra e la distribuisce e serve solo come chiusura della parte dell’arco per alloggiare il serramento. Altre volte si ritrovano due pezzi di legno per fare sia il davanzale che il voltino. Un altro elemento che caratterizza le finestre di questi edifici è l’uso dell’inferriata, aveva sia la finestra che l’apertura all’interno.
In molte finestre l’uso dell’architrave in legno e delle inferriate abbellisce la facciata perché c’è un’assimilazione tra il colore della porta e il colore del legno delle pietre. Una cosa molto bella è che porte di legno assumono il colore simile a quello della pietra che quasi si confondono e quindi offrono un interessante effetto cromatico.
In queste architetture si trovano porte molto belle fatte da pochi elementi: due spalle e l’architrave sopra in pietra che la fa apparire proprio come una costruzione arcaica. In altri casi l’arco della porta non viene riempito ma la stessa porta è stessa fatta con forma dell’arco. A volte la parte intorno alla porta è imbiancata o anche decorata come in molte finestre
In altri edifici rurali si ammira l’apoteosi dell’uso della volta. Questo elemento è ben chiaro nell’edificio della ex dogana a Curcio. È importante notare come funziona l’ingresso delle cantine. Infatti vi è un ingresso con una parte a volta con arco ribassato, poi si entra nel pianerottolo e c’è un locale dall’altra parte e una scala che va da una parte e un’altra che scende dall’altra parte. Questa volta costituisce anche un elemento di areazione delle cantine.
Molto spesso quando si entra dalla porta su strada, c’è un pianerottolo e da lì si vede l’uso della volta su volta che accompagna la discesa da una parte e dall’altra. Lo studio di questo elemento di areazione delle cantine mostra come è fatto per elementi successivi come se fosse una decorazione; parte da una pietra e poi va a scalare verso l’interno per fare una specie di scarpa, di diagonale, usando le pietre sempre più rientrate. In questo edificio della ex-dogana dal pianerottolo d’entrata ci sono quindi due discese alle cantine per poi partire con altre cantine da una parte e dall’altra, da qui l’uso spettacolare della volta. È curioso notare che alcune porte che introducono in cantina hanno assunto lo stesso colore del vino. Per cui per chi osserva da fuori trova la vite poi si vede la porta con questo colore che sta quasi ad indicare che dentro c’è il vino, assumendo così un valore simbolico. In queste costruzioni si ritrovano due tipologie di porte: una più complessa e pretenziosa fatta di doghe montate su telaio in ferro e l’altra con un telaio e delle assi, è molto più semplice. I colori a volte beige delle porte si intona con quello delle pietre.
I dettagli architettonici
Tra i dettagli architettonici più originali I carnasc (catenacci) cioè gli elementi di chiusura delle porte. Si tratta di artefatti in ferro battuto che con il tempo si arrugginiscono e così prendono del colore della porta. Oltre al catenaccio a volte sulla porta ci sono degli elementi decorative. Certo i contadini facevano delle cose essenziali ma a volte usavano anche elementi decorativi che vengono ancor oggi ripresi nell’architettura moderna. È vero che si facevano delle cose essenziali ma ogni tanto ci son anche degli elementi decorativi.
Le coperture
Le coperture di questi edifici sono fatte con le piode, pietre a spalle che venivano messe sopra inclinate per costituire la copertura. Esse costituiscono un peso notevole sul tetto per cui occorre sotto un’architettura lignea massiccia per tener su tutto il peso.
Le lolbie
Le lolbie erano l’elemento distintivo di questa architettura rurale. Essendo fatte di legno ora stanno scomparendo da questi edifici. Esse avevano una loro logica non erano solo quattro pezzi di legno messi lì in qualche modo. Basti osservare gli attacchi al muro con il travetto della lolbia che viene decorato con una tacca e una parte scavata che aveva una funzione decorativa ma anche serviva come gocciolatoio per non far marcire il legno all’interno. Sono molto belli gli attacchi di questi legni con i chiodi sul travetto per cui da sotto c’è l’effetto della lolbia e dell’assito che è straordinario. Gli stessi travetti con questo tipo di decorazione e finitura della testa della trave sono ripresi anche nella parte sopra della travatura. La testa della trave veniva lavorata e quindi diventava un elemento funzionale ma anche decorativo. Questi elementi sono stati poi ripresi nelle case svizzere e diventano elementi decorativi fine a se stessi. Qui nella nostra architettura rurale si vedono le origini, da dove partono,la loro funzione originaria e la loro sincerità costruttiva e la loro forza.
Normalmente la lolbia attraversava tutta la facciata dell’edificio per cui noi adesso noi adesso vediamo questi edifici spogli in realtà con la lolbia diventava una quinta trasparente che dava profondità di campo, cioè elemento leggero attaccato ad un volume in pietra molto pesante e massiccio, per cui al peso della pietra veniva contrapposto la leggerezza della lolbia che poi aveva una sua funzione utilitaria, per mettere il granoturco e altri prodotti ad essiccare. C’è quindi una partenza funzionale, dopo però si può leggere anche dal punto di vista architettonico. E questo può dare uno spunto per dettare delle regole costruttive per nuovi progetti.
I dettagli costruttivi interni: i camini
Ci sono rimasti pochi camini originari interni della casa. Ho trovato un camino originario molto interessante perché è fatto da due mensole che riprendono idealmente le mensole delle lolbie esterne. Sono due mensole con un traverso centrale che tiene su tutta la cappa del camino. A fianco c’erano poi le panchine per sedersi attorno al focolare, perché sappiamo che gran parte della vita contadina avveniva attorno al focolare. Un altro camino è composto da uno zoccolo con il braciere sotto, le due mensole che tengono su la cornice di legno. Siccome era posto in un ambiente piuttosto buio, a volte in fondo al camino c’erano due aperture per dar luce a quello che si stava cucinando. Erano gli unici elementi per illuminare il cosiddetto piano di cottura. Gli elementi costruttivi del camino sono due mensole e un traverso e la cappa in muratura messa sopra.
Le sistemazioni esterne
La parte di suolo all’esterno della casa spesso è coperta dalla classica risciada, formata da pietre messe nel terreno per pavimentare la strada. Ormai questo tipo di pavimentazione tende a scomparire perché è difficile da mantenere. Altri esterni, soprattutto sotto i portici sono pavimentati con beole molto belle con dei cordoli sempre di beola messi di coltello che separavano la parte a verde dalla parte pavimentata.
I terrazzamenti
Altri elementi architettonici interessanti da esaminare sono i terrazzamenti. In questo modo vennero recuperate le balse lungo le pendici dell’Erbiola per andare a coltivarle come si faceva prima. Questi terrazzamenti presentano una sorta di continuità tra la roccia, la pietra e la coltivazione. Interessanti sono anche i terrazzamenti ad Olgiasca, costruiti con pietre locali recuperate e sovrapposte a secco molto vistose. Altri elementi che arricchivano il paesaggio rurale erano i garuf, cioè i mucchi di pietre recuperate dai terreni e messi a confine tra un terreno e l’altro. Questi ammassi di pietre molto incerti hanno un loro fascino particolare. Tutte queste pietre provengono dai torrenti che nei millenni hanno formato il conoide dove adesso sorge Colico.
Tra le altre costruzioni da menzionare ci sarebbe quelle legate al ciclo dell’acqua, per esempio il casello dell’acqua sopra Curcio; è un’architettura che nasce dalla terra e si confonde con la terra. Poi ci sarebbero i cicli dei mulini di Villatico e delle rogge
Altre costruzioni rurali importanti sono i roccoli che appaiono come eccezionali architetture vegetali presenti ancora sul forte di Fuentes. L’altro roccolo importante è quello di Olgiasca che si erge come in un paesaggio lunare con le torri che sbucano in mezzo al il verde della vegetazione e di fronte al lago sono di una bellezza straordinaria. Architetto Nunzio Dego